domenica 14 marzo 2021

Viaggio fotografico - Il Lago di Tret (o Lago di Santa Maria)

Il Lago di Tret, o Lago di Santa Maria, è in territorio di San Felice, dunque rientra nell'Alto Adige, pur essendo prossimo e raggiungibile dalla trentina Val di Non. Si trova a quota 1.604 metri di altitudine, è un bacino artificiale e ha un'ampiezza di 10 mila metri quadrati. Abituale e frequentata meta estiva, è facilmente raggiungibile da Fondo. Una camminata per il Lago di Tret, parte dall'omonima frazione, Tret e passa attraverso i boschi.




giovedì 11 marzo 2021

"Lagorai: Tibet d'Italia". Emozionante cortometraggio, il drone ci porta sulle vette della catena montuosa

Un drone sorvola le vette del Lagorai e ci accompagna alla scoperta, o riscoperta, della imponente catena montuosa trentina. Il breve cortometraggio "Lagorai: Tibet d'Italia" è un'occasione per sorvolare tutte le cime, tra estate e inverno, e capirne al meglio posizione e geografia. Il documentario è disponibile su Youtube, sul canale dell'autore Dario Zardo. Ha una durata di 5 minuti, ve lo proponiamo sul blog, per accompagnarvi a rivivere ricordi di cime e di storia del Lagorai. Da Cima Cece al Cauriòl, dal Cardinal a Litegosa, passando per i laghi e arrivando a Busa Alta. Cinque minuti di emozioni assicurate. 


L'autore del video, nella presentazione del corto, scrive: "Le strade e le gallerie, i tralicci, le dighe e le altre opere dell’uomo che hanno devastato l’ambiente alpino, hanno finora risparmiato i LAGORAI. Una montagna massacrata un secolo fa dalla violenza delle guerra, è diventata così un’oasi di natura intatta e incontaminata. Ed è questo ancora il suo fascino". 

martedì 9 marzo 2021

Viaggio fotografico - Il Lago Verde, nel Parco nazionale dello Stelvio

Ai piedi delle vette del gruppo dell'Orltes, c'è il Lago Verde, a quota 2.560 metri di altitudine. Un'appariscente specchio d'acqua, regolamentato dall'adiacente diga, dal forte impatto cromatico. Ci troviamo all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Sulle sponde del Lago Verde, sorge il Rifugio Canziani, da anni gestito dal CAI sezione di Milano. 

Il Lago Verde è raggiungibile dalla val d'Ultimo, in Alto Adige, nel blog LE MIE MONTAGNE vi abbiamo già proposto l'escursione che da Fontana Bianca porta al Rifugio Canziani







domenica 7 marzo 2021

Tamara Lunger e la spedizione invernale 2021 sul K2. Le parole e la testimonianza dell'alpinista altoatesina al rientro in Italia

L'inverno 2020-2021 resterà nella storia dell'alpinismo per la prima invernale sul K2 firmata dagli scalatori nepalesi e dalla successiva tragedia che ha mietuto troppe vittime nei seguenti tentativi di scalata. Da giornalista, ho avuto il piacere di scrivere di Tamara Lunger nel mio libro "Lo sport è una cosa seria", rimarcando l'unicità del gesto di rinuncia di Tamara nella spedizione che nel 2016 conquistò il Nanga Parbat. Tamara è una delle più grandi stelle dell'alpinismo mondiale del nostro tempo. Da anni, fidata compagna di cordata di Simone Moro. Nei giorni scorsi, l'alpinista altoatesina è tornata in Italia sana e salva dalla spedizione sul K2, ma tra gennaio e febbraio ha vissuto in prima persona i tragici eventi che resteranno purtroppo nella storia dell'alpinismo.

L'articolo della Gazzetta dello Sport del 7 febbraio 2021

La stampa nazionale si interessa sporadicamente all'alpinismo, in corrispondenza di annunci di spedizioni rilevanti, di traguardi storici o tragedie. La restante quotidianità è narrata perlopiù da siti (più o meno) specializzati, che a loro volta generano un traffico di visualizzazioni e commenti sui social, che spesso palesano inadeguatezza nell'analisi. L'alpinismo è epica, sforzo estremo per la fisicità e l'atletismo, è assunzione di responsabilità senza ritorno. Troppo spesso le figure di riferimento dell'alpinismo contemporaneo vengono narrate e riportate da giornalisti da desk o peggio ancora commentati da tastieristi da divano. Nel presente post, ho voluto ricostruire, attraverso le sole parole di Tamara Lunger le vicende dell'invernale 2021 sul K2.

In pochi giorni, si è passati dalla gloria alla tragedia. Alle 17 (ora locale del Pakistan) del 16 gennaio 2021, il nepalese Nirmal Purja e i suoi nove compagni di cordata hanno raggiunto - primi nella storia - la vetta del K2 d'inverno. Nei giorni seguenti il dramma, con la morte di Sergi Mingote poche ore dopo la conquista dei nepalesi. Seguiranno le scomparse del bulgaro Atanas Skatov, del cileno (compagno di cordata di Tamara) Juan Pablo Mohr, dell'islandese John Snorri e del pakistano Muhammad Ali Sadpara, che con Tamara partecipò alla spedizione del Nanga 2016. Un prezzo altissimo pagato alla montagna nell'invernale 20/21 del K2.

Tragedia che Tamara Lunger ha vissuto in prima linea. Le sue parole, in una videoconferenza, testimoniano meglio di mille analisi quanto accaduto.

Toccanti le parole per Sergi Mingote: "Quando è caduto Sergi ero a quaranta metri da dove lui è finito. Avevo timore ad avvicinarmi. Non volevo che soffrisse, pur consapevoli che con quelle evidenti ferite non poteva sopravvivere, facevamo il possibile per far arrivare presto gli elicotteri. Gli ho tenuto la mano, gli abbiamo parlato".

"Io dovevo essere con loro. Dovevo salire con JP,  John, Muhammad Ali e suo figlio Sajid. Eravamo un team. Praticamente, gli altri avevano tutti il loro sherpa. Però il percorso era davvero lungo. Sentivo tutto molto più difficile rispetto a quando avevo salito il K2 d’estate. Avevo sempre tosse, male alle costole, allo stomaco. I tempi di salita da un campo all’altro erano sempre più lunghi, anche di molto rispetto all’estate. Il ghiaccio rendeva il percorso, molto più tecnico".

Sul tentativo di vetta di Mohr, Snorri e Sadpara, Tamara ha aggiunto: "Sono andati su. C’era un crepaccio che dicono largo 2 metri e mezzo o 3. Dicono che lo hanno saltato. Ancora penso che sia impossibile farlo, soprattutto a 8000 metri. Ma volevano la cima. Non so cosa sia successo. Dicono che c’è stato un tentativo di chiamata da un satellitare alle 7 di sera. Troppo tardi. Era già buio".

Poi la discesa: "La discesa è stata molto dura per me, in tutti i sensi. Sono partita molto tardi, alle 11. Sapevo che sarebbe stata molto lunga fino al campo base. Ero sola, così ho cercato di scendere il più veloce possibile per cercare di raggiungere gli altri. Ma presto mi sono accorta che erano molto lenti. Quando sono arrivata mi hanno detto: È precipitato Atanas. Ho cominciato subito a piangere".

Il dolore, al rientro, e il futuro, nelle parole di Tamara: "Questo potrebbe essere il mio ultimo tentativo di invernale. Al momento dico no, e forse mai più ci saranno altre invernali sugli Ottomila per me. Forse è ora di fare qualcosa di diverso, non solo Ottomila. Il rapporto con la natura posso sentirlo anche nel bosco, sulla montagna vicino a casa".


Dai social di Tamara Lunger, qui condividiamo il messaggio del 6 febbraio, in cui l'alpinista annunciava di essere al sicuro al campo base del K2.

Tamara è al sicuro a campo base. Sta fisicamente bene, ovviamente è molto triste per non avere news di JP e Alì e...

Pubblicato da Tamara Lunger su Sabato 6 febbraio 2021

Nel seguente post Lunger invece racconta l'addio definitivo al Campo Base, avvenuto a metà febbraio.

Dire addio al Campo Base e voltare le spalle alla montagna era stato duro. Adesso che ogni speranza è sparita, abbiamo...

Pubblicato da Tamara Lunger su Mercoledì 17 febbraio 2021

venerdì 5 marzo 2021

Viaggio fotografico - I Laghi di Colbricòn

Facilmente raggiungibili da Malga Rolle, i laghi di Colbricòn rappresentano una meta estiva molto frequentata tra val di Fiemme e Primiero. Sono due i laghi di Colbricòn, rispettivamente a 1.922 e 1.909 metri di altitudine. Il lago superiore, il maggiore dei due, ha una profondità massima di 6 metri. Sulle sponde dei due laghi di Colbricòn, negli anni Settanta furono ritrovati resti di bivacchi di cacciatori risalenti al Mesolitico, era intorno agli 8.000 anni fa. 





Veduta sui due laghi di Colbricòn

Cliccando su questo link, potete accedere a tutti i contenuti del BLOG riguardanti la FOTOGRAFIA in MONTAGNA.

mercoledì 3 marzo 2021

"Suoni vaganti in Trentino", il documentaro di Alberto Pattini narra storia e fragilità dell'alpeggio e della transumanza

Il mestiere dell'alpeggio, la transumanza, la preziosità e la fragilità di questi capisaldi per l'armonia dell'ecosistema montano, sono il cuore di "Suoni vaganti in Trentino", documentario firmato da Alberto Pattini. Giovani e anziani pastori a raccontare al regista sensazioni e pensieri inerenti al loro faticoso, straordinario lavoro. Il documentario, prodotto da webtvstudios e disponibile sul rispettivo canale Youtube, dura circa 37 minuti e segue i pastori del Trentino - partendo dall'iconico Marco "Scota" Demattio - dal Lagorai sino alla Valsugana. Splendide immagini di massa dei greggi di pecore accompagnano il racconto, intriso di un pizzico di preoccupazione mista a malinconia, in difesa di figure centrali nella storia e nel presente della vita in montagna. 


La voce fuori campo di Chiara Turrini, interpreta la poesia che apre il documentario di Alberto Pattini.

"Nello smeraldo tappeto
di azzurre campanule ondeggianti
all’ombra di alteri e sublimi monti del mistero 
dove nulla è perduto 
s’odano i battacchi dei campanacci 
delle nuvole vaganti echeggiare a festa.
Di notte ruminano e tintinnano
nel silenzio colorato dalle stelle
la ninna nanna del pastore errante
il vento sospinge lontano 
nei deserti recinti delle città 
le laceranti dimore dei fantasmi della coscienza”.

lunedì 1 marzo 2021

Viaggio fotografico - I Laghi di Lusia

Uno dei più suggestivi, incantevoli panorami tra Fiemme e Fassa. I laghi di Lusia, tre laghetti alpini sopra quota 2.300 metri di altitudine, sorgono all'interno di un antico cratere vulcanico, ai piedi del suggestivo scenario di Cima Bocche. Le fotografie che trovate nel post sono state scattate dalla trincea, oggi straordinario punto di osservazione e durante la Prima guerra mondiale combattuta terra di confine, a quota 2.425 metri. I Laghi di Lusia sono tre. Il maggiore si trova a quota 2.334, poco più in alto si trova il secondo laghetto a quota 2.352. Guardando Cima Bocche, e scorrendo lo sguardo a destra si troverà il terzo, più distanziato lago di Lusia, a quota 2.380. Sulle sponde del maggiore dei tre laghi, sorge il Bivacco Sandro Redolf. 



Da questa angolazione, scendendo dalla trincea, si ammirano tutti e tre i Laghi di Lusia. Sul lato destro della fotografia, si vede infatti anche il terzo, più distanziato lago.





I laghi di Lusia si possono raggiungere salendo dagli impianti del Castelir (Bellamonte) e poi Passo Lusia, oppure da Malga Bocche. Entrambe le camminate, che volendo possono formare un anello, vi porteranno dentro splendidi panorami e in una lussureggiante flora.