domenica 7 marzo 2021

Tamara Lunger e la spedizione invernale 2021 sul K2. Le parole e la testimonianza dell'alpinista altoatesina al rientro in Italia

L'inverno 2020-2021 resterà nella storia dell'alpinismo per la prima invernale sul K2 firmata dagli scalatori nepalesi e dalla successiva tragedia che ha mietuto troppe vittime nei seguenti tentativi di scalata. Da giornalista, ho avuto il piacere di scrivere di Tamara Lunger nel mio libro "Lo sport è una cosa seria", rimarcando l'unicità del gesto di rinuncia di Tamara nella spedizione che nel 2016 conquistò il Nanga Parbat. Tamara è una delle più grandi stelle dell'alpinismo mondiale del nostro tempo. Da anni, fidata compagna di cordata di Simone Moro. Nei giorni scorsi, l'alpinista altoatesina è tornata in Italia sana e salva dalla spedizione sul K2, ma tra gennaio e febbraio ha vissuto in prima persona i tragici eventi che resteranno purtroppo nella storia dell'alpinismo.

L'articolo della Gazzetta dello Sport del 7 febbraio 2021

La stampa nazionale si interessa sporadicamente all'alpinismo, in corrispondenza di annunci di spedizioni rilevanti, di traguardi storici o tragedie. La restante quotidianità è narrata perlopiù da siti (più o meno) specializzati, che a loro volta generano un traffico di visualizzazioni e commenti sui social, che spesso palesano inadeguatezza nell'analisi. L'alpinismo è epica, sforzo estremo per la fisicità e l'atletismo, è assunzione di responsabilità senza ritorno. Troppo spesso le figure di riferimento dell'alpinismo contemporaneo vengono narrate e riportate da giornalisti da desk o peggio ancora commentati da tastieristi da divano. Nel presente post, ho voluto ricostruire, attraverso le sole parole di Tamara Lunger le vicende dell'invernale 2021 sul K2.

In pochi giorni, si è passati dalla gloria alla tragedia. Alle 17 (ora locale del Pakistan) del 16 gennaio 2021, il nepalese Nirmal Purja e i suoi nove compagni di cordata hanno raggiunto - primi nella storia - la vetta del K2 d'inverno. Nei giorni seguenti il dramma, con la morte di Sergi Mingote poche ore dopo la conquista dei nepalesi. Seguiranno le scomparse del bulgaro Atanas Skatov, del cileno (compagno di cordata di Tamara) Juan Pablo Mohr, dell'islandese John Snorri e del pakistano Muhammad Ali Sadpara, che con Tamara partecipò alla spedizione del Nanga 2016. Un prezzo altissimo pagato alla montagna nell'invernale 20/21 del K2.

Tragedia che Tamara Lunger ha vissuto in prima linea. Le sue parole, in una videoconferenza, testimoniano meglio di mille analisi quanto accaduto.

Toccanti le parole per Sergi Mingote: "Quando è caduto Sergi ero a quaranta metri da dove lui è finito. Avevo timore ad avvicinarmi. Non volevo che soffrisse, pur consapevoli che con quelle evidenti ferite non poteva sopravvivere, facevamo il possibile per far arrivare presto gli elicotteri. Gli ho tenuto la mano, gli abbiamo parlato".

"Io dovevo essere con loro. Dovevo salire con JP,  John, Muhammad Ali e suo figlio Sajid. Eravamo un team. Praticamente, gli altri avevano tutti il loro sherpa. Però il percorso era davvero lungo. Sentivo tutto molto più difficile rispetto a quando avevo salito il K2 d’estate. Avevo sempre tosse, male alle costole, allo stomaco. I tempi di salita da un campo all’altro erano sempre più lunghi, anche di molto rispetto all’estate. Il ghiaccio rendeva il percorso, molto più tecnico".

Sul tentativo di vetta di Mohr, Snorri e Sadpara, Tamara ha aggiunto: "Sono andati su. C’era un crepaccio che dicono largo 2 metri e mezzo o 3. Dicono che lo hanno saltato. Ancora penso che sia impossibile farlo, soprattutto a 8000 metri. Ma volevano la cima. Non so cosa sia successo. Dicono che c’è stato un tentativo di chiamata da un satellitare alle 7 di sera. Troppo tardi. Era già buio".

Poi la discesa: "La discesa è stata molto dura per me, in tutti i sensi. Sono partita molto tardi, alle 11. Sapevo che sarebbe stata molto lunga fino al campo base. Ero sola, così ho cercato di scendere il più veloce possibile per cercare di raggiungere gli altri. Ma presto mi sono accorta che erano molto lenti. Quando sono arrivata mi hanno detto: È precipitato Atanas. Ho cominciato subito a piangere".

Il dolore, al rientro, e il futuro, nelle parole di Tamara: "Questo potrebbe essere il mio ultimo tentativo di invernale. Al momento dico no, e forse mai più ci saranno altre invernali sugli Ottomila per me. Forse è ora di fare qualcosa di diverso, non solo Ottomila. Il rapporto con la natura posso sentirlo anche nel bosco, sulla montagna vicino a casa".


Dai social di Tamara Lunger, qui condividiamo il messaggio del 6 febbraio, in cui l'alpinista annunciava di essere al sicuro al campo base del K2.

Tamara è al sicuro a campo base. Sta fisicamente bene, ovviamente è molto triste per non avere news di JP e Alì e...

Pubblicato da Tamara Lunger su Sabato 6 febbraio 2021

Nel seguente post Lunger invece racconta l'addio definitivo al Campo Base, avvenuto a metà febbraio.

Dire addio al Campo Base e voltare le spalle alla montagna era stato duro. Adesso che ogni speranza è sparita, abbiamo...

Pubblicato da Tamara Lunger su Mercoledì 17 febbraio 2021

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